Plusvalenze da "Redditi diversi": quando inserirle nella Tabella B del modulo ANF e come calcolarle

Per il fisco italiano rientrano nella categoria dei "Redditi diversi" le seguenti voci:

  1. plusvalenze derivanti dalla vendita di titoli diversi dai OICR(*), quindi:
    azioni, obbligazioni, titoli di stato, ETF e derivati;
  2. proventi da derivati come ad esempio i certificati, ma non i proventi da altri titoli;
  3. le perdite (o minusvalenze) derivanti dal rimborso di quote di OICR

(*): per OICR si intendono fondi comuni e Sicav
Si noti come tra le cedole, soltanto quelle da derivati rientrano in questa categoria, essendo considerate invece "redditi da capitale" quelle distribuite da titoli, obbligazioni e fondi.

Come è noto i redditi appartenenti a questa categoria non sempre vengono tassati: infatti qualora sussistano dei redditi negativi accumulati negli ultimi 4 anni, l'importo della tassazione viene utilizzato per compensare le perdite accumulate. 

E' lecito chiedersi se queste plusvalenze, che sono considerate "Redditi diversi" ai fini della tassazione, vanno considerate nella "Tabella B" ai fini della richiesta ANF.

Un criterio sensato potrebbe essere il seguente:

Ritengo di sì: i redditi diversi vanno indicati nella tabella B nel loro valore netto, cioè eventualmente sottratto delle tasse qualora lo zainetto fiscale (cioè la somma delle minusvalenze e dei redditi diversi degli ultimi 4 anni) non sia positivo.

Come calcolare le plusvalenze nette da redditi diversi

Non possiamo certo basarci sull'importo della vendita, giacché esso è costituito dal guadagno (al lordo delle tasse) ed il "valore di carico", ovvero l'ammontare investito, o ancora la "spesa".

Ci sono due modi per determinare la plusvalenza dalla vendita di titoli:

Primo metodo: 

prima della vendita, trascrivere il valore di carico del titolo: una volta venduto, basterà eseguire la differenza tra il valore realizzato al netto della tassazione e il valore di carico stesso.

La tassazione è facile da individuare perché in questo tipo di redditi viene addebitata a parte, dopo la vendita.

Tuttavia, se prima della vendita non abbiamo registrato il valore di carico, difficilmente potremo ricostruirlo dopo, poiché non mi risulta che le banche siano obbligate a riportare il valore della plusvalenza. Esiste un secondo metodo, ma che vale solo in certi casi.

Secondo metodo

Quando la plusvalenza da titoli non è compensata da altre minusvalenze, essa verrà tassata successivamente all'incasso la vendita, e sarà così semplice da individuare. Ora noi sappiamo che l'importo delle tasse è il 26% della plusvalenza. Per ottenere la plusvalenza netta, partendo appunto dalla ritenuta fiscale T, ci basterà eseguire la seguente operazione:

PLUS NETTA = T *(100/26 - 1) 

sostituendo il 26 con 12,5 in caso di titoli di stato. Il valore "- 1" serve ad ottenere la plus al netto delle tasse, e questo è il valore da inserire nella "Tabella B" della richiesta ANF. 

Nota: in questa categoria di investimenti rientrano anche i derivati, come ad esempio i certificati. Per questi ultimi è interessante sapere che vengono usati per compensare le minusvalenze non soltanto i ricavi derivanti da rimborso, ma anche i proventi periodici (interessi). 

Leggi anche:

Plusvalenze da fondi comuni: quando vanno inserite nella Tabella B del modulo ANF e come calcolarle 

Post popolari in questo blog

PEC.it Errore 5601 - Errore nell'invio della posta al server

Truffa Casa Vacanze su Subito.it

Configurare VOIP su rete Fastweb